mercoledì 24 agosto 2016

Mi trasferisco?!

Ho pensato fosse il momento di ritornare a scrivere, dopo 3 lunghissimi (ma non ingiustificati) mesi di assenza. Sì perché mi era mancata la schermata di blogger, scrivere e correggere una bozza e vederla pubblicata, anziché relegata tra le decine di altre che non hanno mai visto la luce; ma soprattutto perché da domani si apre un nuovo capitolo. E, si sa, questo blog è fatto per le nuove sfide.


Mercoledì 24 agosto 2016, l'1.31 di notte. Esattamente 2 anni fa atterravo a New York con tante valigie e altrettanti sogni per cui combattere. Ora invece di valigie ne ho sì altrettante, di sogni forse ancora di più, ma non ho un passaporto, né un visto. Non ho un aereo da prendere, né una nazione da lasciare. Ma sento in corpo la stessa eccitazione della Livia sedicenne pronta a sbarcare in America.

Sto attraversando infatti un momento che comporta un cambiamento geograficamente non rilevante come quello del 2014, eppure altrettanto impegnativo, nuovo.

Domani lascio Sulmona per Milano, per poco, per tanto, non si sa. Per tre anni almeno, questo di certo, ma non è tanto quello che conta.
Conta che si chiude un capitolo della mia vita, si gira pagina, si cambia penna, luogo, ragione, casa, un po' anche me stessa.
Mi sveglierò guardando un altro soffitto, che non ha l'odore di quello che ho avuto sulla testa per tanti anni, e dando il buongiorno a Ilaria, Bea e Anny e non a mamma e papà. Gestirò le mie spese, le responsabilità sulle spalle di una vita tutta nuova e le sfide belle e brutte.

Ma è paradossale quanto a distanza di 2 anni esatti si stia ripetendo la stessa cosa: vado via e divento grande. L'ho già fatto, ho già leccato le mie ferite e cucito i miei calzini e fatto lavatrici e ritirato i soldi in banca. Ho già cambiato casa, cambiato indirizzo, scuola, amici, abitudini, sport, aria, colore degli occhi, peso. Avevo 16 anni e mi mettevo i cerotti da sola, mi facevo da genitore ai colloqui scuola-famiglia, riempivo il carrello della spesa e andavo in agenzia ad organizzare i voli.

Quindi è vero che si chiude un capitolo per sempre. Mi trasferisco, divento studentessa universitaria, e quindi adulta quasi a tutti gli effetti. Ma è vero anche che si riconduce tutto all'America, e rivedo nel passo che sto per compiere tutto quello che ho già fatto, nelle valigie da riempire quelle che mi hanno accompagnata a Minneapolis. Rivedo tutto, in modo diverso, più consapevole, ancora più ambizioso, ancora più felice.

Ma l'ho già fatto. Non ho paura. Un po' grande ci sono già diventata. Da domani a Milano lo diventerò soltanto un po' di più.




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